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WEB 2.0, dal target all’audience. Un uso della rete in forma partecipata

pv La diffusione di una cultura d’impresa aperta all’innovazione unita alla consapevolezza della rilevanza strategica e dei benefici dell’innovazione tecnologica possono contribuire a una maggiore competitività ed efficienza delle piccole imprese con un valore in più: la capacità di fare rete e fare sistema sul territorio.

La parola a Paolo Valcher, Direttore Innovazione e Sviluppo Territoriale di Microsoft Italia.

Quali sono a suo avviso i tratti salienti di Web 2.0; gli aspetti più significativi di questa evoluzione dal punto di vista delle imprese e delle persone che lavorano nelle imprese, trattandosi di relazioni tra persone? Qual’è attualmente lo stato delle cose?

Una delle caratteristiche più decisive è la modalità partecipativa che questi strumenti abilitano: sia all’interno delle imprese, sia tra le stesse imprese. Lo spirito wiki, per cui ciascuno partecipa con le proprie risorse a un progetto comune, è reso possibile da soluzioni e piattaforme IT che definiscono un framework di riferimento all’interno del quale le singole persone o le singole realtà portano la loro porzione di valore aggiunto. In Italia, in cui il tessuto imprenditoriale è composto prevalentemente da piccole imprese, questo approccio può dare risultati straordinari, purché si definiscano e si condividano delle piattaforme su cui unire le forze e lavorare. Su queste basi si tratta di aggregare e fare sistema, a partire dal territorio, attorno a una filiera, a un distretto, a un prodotto industriale o agricolo. Per realizzare concretamente questo approccio occorre il concorso di attori diversi: le imprese, le Università, le associazioni di categoria, le amministrazioni locali.

Come vede un uso da parte delle piccole imprese di questo tipo di approccio e di tecnologia. Quali pensa potrebbero essere da un lato i punti di forza per l’impresa nell’utilizzare Web 2.0 e, dall’altro, quali le caratteristiche che a suo avviso meglio si adattano a imprese di piccola dimensione? Potrebbe essere la relazione coi clienti, oppure la compartecipazione allo sviluppo di nuovi prodotti, di innovazione, di creazione di una dimensione di rete più strutturata, o quant’altro?

Una delle applicazioni più interessanti del Web 2.0 è il cosiddetto Cloud Computing. Anni fa, Internet veniva spesso rappresentata nei diagrammi come una nuvola (cloud): una sorta di gigantesco etere nel cielo. È una buona metafora: al giorno d’oggi i dati e i programmi non devono necessariamente risiedere su un PC presso la sede aziendale; possono infatti essere “ospitati” (o memorizzati) su Internet o, come si suol dire, “in the cloud”. Cloud Computing significa semplicemente gestire esternamente (online) le applicazioni e le attività, invece che all’interno della sede aziendale attraverso una propria infrastruttura. I vantaggi non sono pochi. Per prima cosa, tali servizi online sono gestiti da operatori esperti che gestiscono tutta l’architettura informatica e consentono anche alle piccole aziende a costi decisamente inferiori di beneficiare di servizi IT normalmente progettati e riservati solo alle grandi aziende. Ci sono già versioni “on line” dei più diffusi programmi, quali la posta elettronica, gestione e condivisione dei documenti, archiviazione, portale e soluzioni per la gestione delle relazioni con i clienti (CRM). Questo significa abbassare i costi, soprattutto quelli iniziali, ma anche quelli di supporto e manutenzione, perché l’azienda ha sempre le versioni più aggiornate dei programmi, senza bisogno di supporto IT per l’aggiornamento. Grazie alla scalabilità dei servizi cloud e della virtualizzazione è possibile gestire dati sensibili di un’azienda in completa sicurezza e riservatezza senza che l’azienda si debba dotare di pesanti dotazioni hardware, il tutto è gestito da chi offre il servizio. Il personale aziendale può lavorare su documenti e applicazioni da qualsiasi postazione connessa a Internet, in ufficio, presso clienti o fornitori oppure anche da casa. Tali soluzioni possono essere ovviamente arricchite di servizi a valore e far parte di una soluzione più estesa con più imprese a rete, che possono collaborare tra di loro, condividere informazioni, comunicare, mantenendo la loro autonomia ed individualità. Si sposta l’attenzione quindi dalla tecnologia di base al modo in cui tale soluzione tecnologica possa essere sfruttata e utilizzata per lavorare meglio, per essere più produttivi ed efficienti aumentando il risparmio totale della propria organizzazione, piccola o media che sia.

Quali sono le condizioni di sviluppo di Web 2.0 rispetto alle piccole imprese. Cosa cioè dovrebbero fare questo tipo di aziende e le loro associazioni di rappresentanza per favorirne l’ingresso in questo mondo?

L’Information Technology rappresenta una leva fondamentale per l’innovazione delle piccole e medie imprese in quanto può contribuire ad acquisire una maggiore competitività, migliorare la produttività, garantire una maggiore efficienza e una riduzione dei costi di gestione dei processi aziendali. Questo vale anche per le tecnologie e le soluzioni note sotto il comune denominatore di Web 2.0, con una caratteristica in più: la capacità di fare rete e di fare sistema sul territorio. La tecnologia da sola, infatti, non basta: per aiutare le aziende a crescere e competere occorre promuovere la diffusione di una cultura d’impresa aperta all’innovazione. Questo approccio culturale, unito alla maggiore consapevolezza e migliore comprensione della rilevanza strategica e dei benefici dell’IT, può aiutare
le aziende italiane a competere nel mercato globale. L’efficacia dell’IT è certamente correlata a un cambiamento culturale e a un approccio sistemico basato sul territorio; è proprio questo cambiamento, associato all’innovazione tecnologica, che garantisce un utilizzo IT strutturato e funzionale al miglioramento del business. È su questo terreno che il binomio pubblico e privato si rivela vincente, mi riferisco ai finanziamenti pubblici, ma anche a una funzione di indirizzo, promozione e coordinamento che può essere assunta da organismi di governo del territorio. Inoltre le associazioni di categoria devono giocare un ruolo importante per le prospettive di sviluppo delle imprese, in un sistema a rete che richiede la partecipazione attiva di strutture come Consorzi, Università, Centri di Ricerca, nell’ambito di politiche pubbliche volte a incentivare e supportare l’innovazione a livello locale.

Tratto da IO L'IMPRESA - Rivista della CNA Emilia Romagna, Marche, Toscana, Umbria

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Comments

  • Anonymous
    July 25, 2010
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